Quando
si parla di BIM (Building Information Modeling) uno dei primi concetti che si
fa largo tra le numerose definizioni che identificano questo processo è quello
del BIM PROTOCOL. Definirlo come un documento che identifica le regole da
seguire sembra chiaro e comprensibile a tutti, il bello viene quando dal
concetto si deve passare alla sua compilazione; tanti sono infatti gli esempi a
disposizione per comprendere la struttura di un protocollo di questo genere, ma
come succede spesso più riferimenti si hanno più è difficile comprendere cosa
sia effettivamente corretto oppure no.
Dilemma
ancora più difficile da risolvere per i professionisti italiani che si vogliono
avvicinare a questo settore, infatti a differenza di quelli inglesi e americani, che hanno come supporto una sufficiente
bibliografia risultato di numerosi anni di studi e approfondimenti da parte
degli ordini competenti, gli italiani si trovano ad essere totalmente privi di
qualsiasi aiuto in materia, fatto salvo qualche blog e pubblicazione da parte
di esperti del settore che si dedicano ad approfondire l’argomento.
Come
redigere allora un protocollo BIM?
Prima di
tutto occorre comprendere bene che cosa è e soprattutto a cosa serve.
Termine
delle cancellerie medievali ( dal lat. mediev. protocollu(m), che è dal gr.
prōtókollon, comp. di prôtos ‘primo’ e kólla ‘colla’), indicava il
"primo foglio incollato" di un rotolo, di un codice o di un
documento. Passò quindi ad identificare quanto vi stava scritto, e cioè le
formule preliminari del documento: nome dell'autore e del destinatario di esso,
e le circostanze che gli davano origine. Da questo significato fondamentale,
che si conserva nella diplomatica, è facile vedere come derivino le varie
accezioni oggi in uso: documento riguardante un accordo tra stati o parti
sociali; Insieme di regole convenzionali che disciplinano il funzionamento di
un sistema di comunicazione; complesso di regole e procedure cui ci si deve
attenere in determinate attività; l'insieme delle risorse di calcolo, degli
apparati, delle reti di comunicazione e delle procedure informatiche utilizzati
dalle amministrazioni per la gestione dei documenti.
L’utilizzo
perciò di questo documento ha una storia molto più lunga rispetto alla semplice
applicazione in ambito BIM, dove identifica tutte le regole e gli Standard che
i membri di un gruppo di lavoro devono rispettare durante tutte le fasi di progettazione,
delineando ruoli e responsabilità di ciascuna parte, il dettaglio e l'ambito
delle informazioni, il flusso di lavoro e la comunicazione, la tecnologia
software di supporto; spesso è il vero e proprio contratto di
lavoro, delineando così anche le basi legislative dell’intero processo.
Di
fronte ad un accezione così ampia, quali possono essere i riferimenti per un
professionista italiano?
I migliori
sono a livello europeo quello finlandese (Cobim), norvegese (Statsbygg) ma soprattutto
quello inglese che vanta una serie di protocolli costruiti ad hoc per le varie
figure di professionisti che si avvicinano al mondo del BIM, tra questi i più
importarti sono sicuramente il protocollo sviluppato dal CIC (Construction
Industry Council), dall’AEC e soprattutto la normativa adottata a livello
nazionale, la BS 1192, che detta le regole base per la costruzione corretta di
un protocollo BIM.
Oltreoceano
invece particolare rilevanza ce l’ha il modello americano, che si avvale di
moltissimi studi ed esempi applicativi; tra i più importanti quello sviluppato
dall’ AIA (American Institute of Architects) e quello del NBIMS (National BIM
Standard-United States), divenuti ormai veri e propri standard per i
professionisti americani.
Altri
spunti possono essere presi dai documenti Australiani (Naspec) e da quello
di Singapore (Building and Construction Authority), tutti comunque basati sul
modello inglese e su quello americano.
I vari esempi qui elencati sono per lo più strutturati nello stesso modo, può variare l'ordine con cui i concetti sono rappresentati oppure approfonditi; il professionista italiano non può far altro che prendere degli spunti e delle indicazioni a seconda delle esigenze e delle richieste in ambito progettuale, questo perché la normativa italiana è ancora in sviluppo e non è quindi in grado di aiutare i progettisti italiani nella redazione di un documenti così ricco di sfumature.
Quello che è certo è che per ora non esistono regole inderogabili, piuttosto buone norme da seguire.Architect presso SPRAUT
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