lunedì 16 novembre 2015

YOU BIM



Se mai vi stiate chiedendo "perché un altro blog?" Sappiate che la stessa domanda me la sono posta anche io, subito dopo essermi detto ed aver condiviso con Sara Manarin e Daniele
Bernicchia che "dobbiamo costruire un blog!". Bipolare? Forse, ma una ragione me la sono data ed è la seguente.
Di blog ce ne sono tantissimi, vero; ma quanti sono quelli che parlano di BIM? La risposta è: molti. Di questi quanti sono quelli che ragionano su una praticabilità concreta del processo? Togliendo i  blog "solo tecnici "e quelli di "sponsorizzazione commerciale", la risposta potrebbe essere: "diversi", cioè non tanti. L'ultima scrematura è data dal quesito: "quanti sono i blog che affrontano le questioni del processo BIM applicandole, o che almeno tentano di applicarle, al sistema Italia? La risposta è a mio parere "pochissimi". Da queste considerazioni nasce l'esigenza di un luogo di dialogo per il BIM e sul BIM come processo utilizzabile (anche) in Italia, con i professionisti italiani.Sarà la forma-mentis di chi ha da venti anni suddiviso l'impegno professionale tra "fare" ed "insegnare a fare", sarà che l'unica cosa che sono certo di aver capito è che propinare metodi preconfezionati serve a molto poco, ma ho idea che, per quanto quei pochi blog già esistenti
svolgano oggi egregiamente il loro lavoro, manchi in Italia ancora un blog didattico, interattivo e
dialettico che proceda dal metodo BIM verso una sua concreta integrazione con il processo
progettuale prima ancora che con quello meramente costruttivo. Ecco perché c'era bisogno (a
nostro modesto parere) di un altro blog.
La mentalità dell'interagire e dell'integrare non è nuova per i professionisti della progettazione,
troppo spesso però è gestita in modo poco strutturato e scarsamente coordinato; i risultati
ammissibili sono estremi: o si ottengono cose ottime oppure si naufraga in malo modo. Una delle
prime cose che dico appena iniziò un intervento sui temi della gestione dei processi integrati è che
"bisogna ottenere soluzioni, prima ancora che raggiungere i risultati" intendendo che è importante
costruire il metodo di processo in modo che sia: praticabile, gestibile, riproducibile. La soluzione,
se corretta, produce risultati, il risultato può essere casuale o euristico e potrebbe non fornire alcun
metodo o consentire nessun coordinamento. Il processo senza controllo non è un processo, i
metodi, come può essere quello BIM, non garantiscono qualità di processo se non c'è la capacità o
la volontà (o la possibilità) di legarli alle attività che in esso sono coinvolte; da questa
considerazione deriva la preoccupazione di perdere l'ennesima opportunità di crescita per i
professionisti italiani: quella di gestire, controllare e coordinare la "qualità delle opere" attraverso la
gestione ed il controllo della "qualità dei progetti".
Se ancora oggi molti progettisti vedono come un compito superfluo o inutile la redazione delle
documentazioni a supporto del progetto, quasi fossero corpi alieni ad un mestiere che si esaurisce
nella produzione di ottimi disegni, rinunciando ad integrare nell'idea progettuale: l'uso del
manufatto, la sua gestione, la sua durata, la trasformazione... Non percependo l'importanza del
suo metodo costruttivo, del suo impatto, del suo costo; come si può immaginare che un eventuale
"obbligo" all'adozione di metodi e strumenti di gestione come quello del BIM possano (con
semplicità normativa) diventare veicoli di miglioramento per il settore delle costruzioni? Quanto
grave sarà il rischio, invece, di produrre una nuova "delega" o di aggiungere ai compiti "ritenuti
inutili" attuali, un altro tassello?
Il processo integrato è la sponda naturale del mondo delle costruzioni, fatevene (facciamocene)
una ragione. Congiunture economiche, dinamiche gestionali e logica dei mercati non possono che
spingere alla "capacità produttiva" la cosiddetta "economia del mattone" che spesso ancora oggi
vive, invece, in un limbo di "vassallaggio" o di "sponsorizzazione" per cui: alcuni professionisti sono
sulla cresta dell'onda ed altri invece sono ridotti pressoché al tracollo. L'uscita dalle ristrettezze
della crisi più grande dal dopoguerra ad oggi non potrà garantire il ritorno alla piena occupazione
per molti, almeno non ad una piena occupazione fatta di singoli o piccolissimi studi, incapaci ad
aggregarsi per condividere attività ampie e complesse. Non sarà più (ma già non lo è più oggi)
fallire la tempistica di produzione, sforare allegramente il budget, correggere per varianti
successive un progetto ed il suo cantiere; il processo di produzione avrà margini di guadagno
sempre più ristretti, i professionisti dovranno per forza diventare capaci di amministrare il flusso di
lavoro così da non andare in perdita. Non è più ammissibile ne auspicabile che grandi progetti
siano dovuti più alla schiavitù a costo quasi-zero di giovani stagisti o professionisti disposti a
mortificanti forme di "gratificazione". L'integrazione di processo è un sistema che deve saper
essere gestito, programmato e, appunto, integrato all'attività in corso e a quelle future. Serve a
capire dall'esperienza dell'oggi le strategie per le attività del domani, utilizzando "le soluzioni" come
strumenti per ottenere "risultati utili"' cioè produttivi.
La logica del BIM non è uno spettro minaccioso, limitativo delle libertà creative o operative, non è
però neanche una panacea capace di curare incapacità endemiche; è un'opportunità di crescita, di
controllo e di "legittimazione" di un ruolo professionale oggi troppo in balia di un sistema di
pressioni più o meno oscure. La logica del BIM "può" essere il viatico per tornare a ragionare sul
diritto "alla proprietà artistica dell'opera" oggi spesso arrogata ma altrettanto spesso mal gestita.
Può portare nel processo costruttivo virtuosità qualitative, vincolando le scelte agli obiettivi,
rendendo impraticabili quelle modifiche furbe o quelle sacche di indeterminazione dove oggi si
annidano: il lucro indebito di chi esegue, il tornaconto di chi gestisce o di chi "deforma" l'iter
autorizzativo e di controllo per ricattare.
Il BIM e' una grande opportunità che però va saputa prendere. Da qualche tempo iniziamo i nostri
interventi didattici dichiarando che "non esiste un pulsante che genera il BIM, né una check-list che
lo verifica", esiste la possibilità di costruire un processo, strumenti che lo possono agevolare,
riferimenti di studio ed esempi da cui attingere per creare il proprio percorso operativo BIM; si deve
andare prima verso una "conformità BIM" per poter poi avere una capacità BIM.
Gli inglesi prevedono per il 2016 di entrare nel terzo livello di maturità del BIM che molti
definiscono "I-BIM" di quell "i" che sottintende "intelligenze artificiali" o metodologie "Smart" che
rende ogni tecnologia magica ed innovativa. Beh, magari per un paese in cui la consapevolezza su
cosa sia il processo integrato dovrebbe ormai essere abbastanza diffusa, forse (ma sinceramente
non ne sono poi troppo convinto) il rischio che si confonda la tecnologia con il metodo è ridotto, ma
ho la certezza che in altri paesi (Italia in testa) si finirà per immaginare che quella "i" da sola renda
tutto omogeneo, organizzato e altamente competitivo, tutto, anche la peggiore "tuffa" creativa.
Partendo dalla consapevolezza che il nostro livello medio di maturità del BIM attuale è ben sotto la
soglia del livello 2 ed in alcuni casi non arriva neanche ad 1, cerchiamo di volgere a nostro favore
(nostro come sistema-paese, come professionisti) una alfabetizzazione del settore appena iniziata.
Diamo dunque, giustamente, input di quelle che sono le prassi di altre nazioni, le norme operative
di ambiti in cui si pratica (per legge) il processo, ma evitiamo di "evangelizzare" al metodo in modo
fideistico e trascendente, apriamo un canale per dialogare, per confrontarci, per capire "come" fare
il BIM.
Ecco perché nasce questo Blog.


Nasce innanzitutto dal confronto e per il confronto con i professionisti, gli studenti o i semplici interlocutori dei molti luoghi in cui abbiamo tenuto e teniamo corsi, incontri e convegni sul processi integrati per la progettazione; ma non vogliamo sia una (ennesima) fanzine, vogliamo aprire il canale del confronto, dando voce a chi ha iniziato un percorso di avvicinamento ed adozione al metodo, permettendogli di dialogare con gli altri "navigatori" di questo mondo, dando la possibilità a chi ha solo sentito parlare del BIM di affacciarsi nell'officina di chi prova ad usarlo, insomma vogliamo parlarne, perché siamo convinti che solo dal confronto nasce un vero metodo, soprattutto se questo confronto, avvenendo all'alba di un possibile inserimento del BIM nelle disposizioni per il controllo dei grandi progetti, può diventare lo stimolo per un metodo realmente usabile e concretamente legato al mondo delle professioni del settore edilizio ed infrastrutturale.
Per scherzo, ma fino ad un certo punto lo abbiamo battezzato U-BIM. una U che significa molte
cose, ma che gioca a contrastare quella "i" che potrebbe essere erroneamente scambiata per la
prima persona singolare della lingua anglosassone a cui, provocatoriamente contrapporre un you
(voi) in slang, proprio a dire "il BIM con gli altri, partecipato, aperto, condiviso e condivisibile.
Comunque la pensiate, benvenuti!

Massimo Campari
BIM. leader di SPRAUT
direttore tecnico dell' Istituto Nazionale di Architettura

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